10 Aprile 2009 | Parola di Don
Con l’aratro e con la vanga
L’immagine “agricola” del titolo mi viene da un editoriale riportato su Avvenire il primo venerdì della nostra quaresima ambrosiana (che – secondo tradizione – è giorno non solo di magro, ma anche di digiuno, al pari del venerdì santo). Cito testualmente la provocazione: “La quaresima cristiana non può davvero limitarsi agli innocui fioretti di qualche […]
L’immagine “agricola” del titolo mi viene da un editoriale riportato su Avvenire il primo venerdì della nostra quaresima ambrosiana (che – secondo tradizione – è giorno non solo di magro, ma anche di digiuno, al pari del venerdì santo). Cito testualmente la provocazione:
“La quaresima cristiana non può davvero limitarsi agli innocui fioretti di qualche giorno diverso dal solito, per quanto aggiornati via sms. È lavoro di aratro e di vanga, quello che deve scavare il segno, mutando l’aspetto dell’intero campo. Deve lasciare un solco durevole, per i buoni semi da gettare dopo i quaranta giorni. Nella sua quaresima, il Signore, decise un’intera vita e la sua destinazione”.
È ormai di un’evidenza quasi elementare che i nostri riferimenti alla tradizione quaresimale (quella del digiuno e del magro) sono ormai evanescenti, nel senso che non plasmano più effettivamente la nostra vita: possiamo mangiare di tutto e quando vogliamo. Occorre altro. Occorre ritrovare una direzione convincente.
La nostra vita è espressa efficacemente dalla donna di Samaria che fugge dalle questioni serie della vita e al Signore fa domande superficiali, se non banali: dove hai il secchio per attingere? dove bisogna pregare? perché tu che sei giudeo parli con me che sono samaritana? E quando il Signore sfonda la barriera che ha costruito (“Hai avuto cinque mariti e quello che hai adesso non è tuo marito”), la donna scappa e cerca rifugio nelle opinioni dei suoi compaesani.
Ecco, così è il rischio anche per la nostra Quaresima: che ci chiediamo – se ce lo chiediamo – a quale via crucis bisogna andare, a quale senso abbia il digiuno, se è obbligatorio questo o quell’altro incontro di preghiera, ma fuggiamo la questione fondamentale, cioè mettersi davanti a Lui.
Per dirla con le parole della citazione: “Nella sua quaresima, il Signore, decise un’intera vita e la sua destinazione. Facciamoci venire idee di lunga portata, fratelli e sorelle, che durino più di uno spot. È questo il momento opportuno. È questo il momento favorevole”.
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