25 Giugno 2010 | Parola di Don
Un uomo diventa prete
La figura del prete, come tutte le figure che indicano non solo un “lavoro” o un’attività da svolgere, ma che indica un’identità (si “è” preti, non si “fa” i preti), è in profonda crisi; e non tanto (e non soprattutto) per la vicenda della pedofilia, ma anzitutto perchè in crisi sono le tradizionali figure di valore (i padri, gli insegnanti, i medici…) che identificavano l’uomo alla propria attività.
La figura del prete, come tutte le figure che indicano non solo un “lavoro” o un’attività da svolgere, ma che indica un’identità (si “è” preti, non si “fa” i preti), è in profonda crisi; e non tanto (e non soprattutto) per la vicenda della pedofilia, ma anzitutto perchè in crisi sono le tradizionali figure di valore (i padri, gli insegnanti, i medici…) che identificavano l’uomo alla propria attività.
Che ancora oggi (anche se sempre più rari) ci siano uomini che decidono di consegnare tutta la propria esistenza con una scelta senza pentimenti, è un segno che interroga tutti, o perlomeno dovrebbe interrogare tutti.
Proprio per questo il fatto che ci siano dei preti è cosa che riguarda tutta la comunità: perchè essi hanno il compito e la responabilità di ricordare attraverso tutta la loro vita a ciascuno di noi che l’essere discepoli assume il volto del prendersi cura della Chiesa e del Vangelo. I preti lo fanno “a tempo pieno” perchè ciascuno possa poi farlo a propria volta nella propria vocazione; così si edifica la Chiesa.
E edificare la Chiesa non vuol dire far funzionare l’azienda di famiglia: quella dove ci sono quelli lì, i più vicini, che la sequestrano tutta per sé (magari – come in tutte le aziende – sperando nell’utile di fine esercizio); edificare la Chiesa significa prendersi a cuore con letizia e gratuità della possibilità che per tutti sia possibile ascoltare la parola del Vangelo e incontrare il Signore Gesù.
Ci commuove e ci rende contenti che don Matteo abbia scelto pubblicamente di prendersi la responsabilità di tutto questo, ma non fermiamoci qui! Interrogarsi sulla sua vocazione significa interrogarci sulla nostra; gioire per la consegna della sua vita al Vangelo e alla Chiesa significa interrogarci se e a chi abbiamo consegnato la nostra vita.
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